Ci scrive padre Dieudonné Dipama, camilliano del Burkina Faso e cappellano dell'ospedale e del carcere di Tenkodogo, sede dell'omonima diocesi creata solo cinque anni fa.
«A Tenkodogo un cappellano non può contentarsi dell’acqua benedetta o dell’olio santo. San Vincenzo de’ Paoli amava dire: “Prima di parlare a un povero della sua anima bisogna fargli sapere che ha un’anima”. Io non ho nessun benefattore. La vostra associazione non potrebbe essere la prima ad aiutarci? Di cosa ho bisogno? Di cibo, medicinali, coperte.
E... della cappella! Potrà la vostra associazione fare qualcosa? Me lo auguro». Anche noi ci auguriamo che i nostri benefattori possano contribuire ad alleviare le sofferenze di persone già provate nel corpo e nello spirito. Nel Paese, infatti, il sistema sanitario sconta scarsità di strutture, mancanza di personale qualificato, fragilità delle politiche di prevenzione e cura, difficoltà di accesso ai farmaci, mentre le carceri conoscono problemi di sovraffollamento, malnutrizione, carenze igienico-sanitarie, assenza di programma di reinserimento sociale. In questo contesto anche un piccolo aiuto può fare la differenza.
Progetto completato. Grazie ai benefattori!
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