Prendersi cura di un appezzamento di terreno comunitario è superare la fame e far riscoprire la propria dignità di persone umane.
Nell'immensa Salvador de Bahia si trova il quartiere Caji Quingoma, agglomerato di condomini fatiscenti e baracche che sorge sulla discarica di Lauro de Freitas. Edifici umidi, insalubri, rifiuti e fognature a cielo aperto. Questa la cruda realtà in cui vive ogni giorno una popolazione formata in gran parte dai discendenti degli africani deportati in epoca coloniale.
Fame, malattie, analfabetismo e violenza sono la quotidianità per bambini, adolescenti e giovani, che crescono con l'idea di essere loro stessi degli scarti e che la vita sia poco o niente.
Padre Ferdinando Caprini, in Brasile dal 1984, attraverso il Centro Padre Ezechiele Ramin - Capdever - Motumbaxè vuole dare avvio a un orto comunitario, per «insegnare che si può vivere di ciò che si coltiva».
Prendersi cura della terra, bonificandola, trasformare i rifiuti in fertilizzanti, piantare e raccogliere i frutti del proprio lavoro, non solo aiuterà a risolvere il problema della fame e avere una piccola rendita, ma sarà un modo per riscoprire il proprio «essere umani e persone».
Le famiglie, che oggi vivono solo del riciclaggio dei rifiuti della discarica, diventeranno piccoli produttori di alimenti e medicine naturali. I rifiuti trasformati in terra buona daranno «frutti di vita e pace».
I giovani coinvolti nel progetto insegneranno a loro volta alle loro famiglie, con un effetto moltiplicatore.
Serve solo un piccolo aiuto per acquistare le sementi e gli attrezzi da lavoro.
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