Nello sguardo dei “folli” è riflessa tutta la fragilità della nostra normalità e queste persone ci insegnano ogni giorno qualcosa di prezioso, anche per noi stessi. Nelle società più povere però, dove ancora imperano pregiudizi e ignoranza e la preoccupazione quotidiana è arrivare alla fine della giornata, chi soffre di disturbi mentali viene abbandonato e stigmatizzato, dimenticato e lasciato solo. Così i disabili mentali si trovano a vivere per strada, seminudi, senza nulla, seduti ai bordi delle strade e alle porte delle chiese, mendicando tutti i giorni un tozzo di pane, vittime delle peggiori angherie, soprattutto se donne.
Questa immagine si è trovato davanti mons. Prosper Kontiebo, camilliano, vescovo della diocesi di Tenkodogo, povera ed estesa zona rurale del Burkina Faso.
Per proteggere la dignità di queste persone e curarle, restituendo loro la voglia di vivere, insieme a volontari e persone di buona volontà ha costruito il Centro San Giuseppe, dove si accolgono malate e malati senza fissa dimora. In questo centro, unico di tutta la regione, vengono offerti a 20 donne e 16 uomini vitto, alloggio, vestiti e cure mediche, insegnando loro anche a coltivare la terra. Quando possibile, si lavora per il reinserimento in famiglia, combattendo i pregiudizi. Altrimenti il centro diventa la loro casa.
Il bisogno di accoglienza è grande. Monsignor Kontiebo vorrebbe allargare la struttura costruendo un dormitorio per ospitare almeno una dozzina di donne disabili mentali. «Siamo solidali per salvare i nostri fratelli e sorelle. I “folli” sperano in noi» conclude il vescovo.
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