Carissimi amici, il vostro dono di 3mila euro è stato provvidenziale per i bambini del villaggio di Zekounga qui in Burkina Faso.
Molti sono figli di rifugiati in fuga dalla guerra della Nigeria e, per loro, abbiamo provveduto a rendere sicuro e accogliente il nostro appatam. Si tratta di uno spazio coperto e protetto da mura dove i bambini possono trascorrere ore felici, giocare, disegnare e imparare anche a scrivere.
Noi suore ci impegniamo a toglierne il più possibile dalla strada e dai pericoli. Vi rinnoviamo la nostra riconoscenza e presentiamo le vostre necessità alla Vergine Consolatrice perché vi protegga sempre!
suor Lea Kabré
Suore di Maria Consolatrice del Burkina Faso
Scuola materna per i bambini Zekounga
Pubblicato a gennaio 20221 | Idp 105334
Nel villaggio del Burkina Faso le Suore di Maria Consolatrice vogliono accogliere i più piccoli che cercano protezione anche per sfuggire le violenze al confine del Paese.
Proteggere la dignità dei bambini. È la sfida quotidiana delle Suore di Maria Consolatrice che a Zekounga, un villaggio a 16 Km dalla capitale del Burkina Faso, gestiscono un centro di formazione. «Nelle pubblicità della televisione in Italia vedo i bambini africani con le mosche al naso» dice suor Francesca Pittarello.
Suor Francesca Pittarello ci racconta la sua missione nel villaggio di Zekounga del Burkina Faso.
«Da noi queste cose non succedono perché abbiamo rispetto dei ragazzini: sono sempre puliti e ben vestiti e quando gli offriamo del cibo, prima di prenderlo cercano delle erbe per fare delle scopette e puliscono il cortile. Solo dopo vengono a salutarci e a prendere la merenda».
Per i più piccoli le suore progettano di costruire una scuola materna, perché gli asili lì non esistono.
L'idea è di realizzare almeno tre classi, che possano essere riconosciute con tutti i crismi dalle autorità. E di unire alla struttura un refettorio e una cucina.
«Se la Provvidenza ce lo concede, vorremmo costruire anche un internato per accogliere i bambini» aggiunge suor Francesca. «Molti vengono da lontano, alla ricerca di sicurezza perché scappano dalle zone vicine al confine per il rischio di attacchi terroristici. Ma noi non abbiamo spazio per ospitarli». Servirebbe un dormitorio. Poi, col tempo, si vedrà se si riuscirà a far partire una scuola primaria.
La preoccupazione più grande per le suore è riuscire a proteggere anche le bambine costrette a restare in famiglia. «Se riusciamo a farle venire a scuola, possiamo dare loro un futuro diverso» spiega. «Solo l'istruzione può portarle nei ruoli chiave, come già succede in alcuni casi nel governo e nell'amministrazione».
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