Anche in Costa Rica, definita la “Svizzera dell'America centrale” per il reddito pro capite relativamente alto, ci sono zone socialmente degradate. Tra queste spicca Barrio Cuba, un quartiere della capitale, San José, dove sono diffuse povertà e violenza. Qui le madri, non di rado abbandonate dal partner, sono costrette ad arrangiarsi con lavoretti precari per mantenere la famiglia, senza riuscire però a pagare l’iscrizione e acquistare libri e quaderni per mandare i figli a scuola. Ragazze e ragazzi finiscono così per passare l’intera giornata sulla strada, col rischio per le prime di subire abusi sessuali e per i secondi di essere arruolati nelle “pandillas”, le bande dedite allo spaccio di droga. In questo difficile contesto, dove ogni mese si contano almeno un paio di omicidi, nella parrocchia Nuestra Señora de la Medalla Milagrosa opera il comboniano Franco Noventa.
«Facciamo del nostro meglio per avvicinare i poveri, parlare di Gesù senza paura di puntualizzare le cose che non vanno. Nei miei 5 anni in Repubblica Centroafricana, alla frontiera con il Sudan, e nei 10 passati in Tchad non mi hanno mai sparato. Qui in Barrio Cuba ho rischiato quattro colpi e, per grazia, nemmeno uno mi ha colpito!»
Padre Franco chiede di essere aiutato affinché bambini e ragazze possano istruirsi e avere così una possibilità di vita dignitosa.
Per questo cita il messaggio di papa Francesco per la prima Giornata mondiale dei poveri: «Non amiamo solo a parole, ma anche con le opere. Benedette le mani che si aprono per accogliere i poveri e aiutarli: portano speranza. Benedette le mani che si aprono senza chiedere nulla in cambio: fanno scendere sui fratelli la benedizione di Dio».
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