La guerra nel Nord dell’Etiopia non cessa di produrre effetti negativi sulla popolazione, primi fra tutti una grave crisi alimentare e umanitaria. Nelle regioni di Hamara e del Tigray, principali aree di conflitto in cui i combattimenti continuano senza sosta, venivano prodotti grano e tef, cereali tipici alla base dell’alimentazione.
La guerra ha decimato i raccolti, facendo lievitare tantissimo i loro costi e quelli dell’alimentazione in generale; in più ha causato un imponente movimento migratorio di persone verso le zone del Paese meno pericolose. Così molte famiglie di profughi e sfollati interni si trovano a vivere di niente in città, dove già la povertà è dilagante.
Questo succede anche a Gubrye, a 180km da Addis Abeba, dove dalla missione salesiana suor Rosaria Assandri riferisce che
«La situazione del Paese è disperata. Le famiglie non riescono più a dare da mangiare ai bambini. I bimbi che conosciamo e sappiamo che non mangiano niente, li teniamo con noi per il pranzo e poi diamo una borsa di cibo con il pane da portare a casa. Solo i bambini, senza contare le famiglie, sono circa 800».
Grazie a una panetteria realizzata nel 2020 con l’aiuto di Cuore Amico, si distribuiscono 4 mila panini al giorno e vengono dati farina, pasta, sale, zucchero e olio alle famiglie che non hanno nulla.
«Vendiamo anche parte del pane, ma teniamo i prezzi bassi in modo che sia accessibile a tutti. Intanto il bisogno cresce ogni giorno di più, mentre il costo della farina aumenta e facciamo fatica ad acquistarla».
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