Nell'attuale situazione indiana, caratterizzata da un caos generale, paura, disperazione e incertezza per il futuro a causa del coronavirus, i Padri Gesuiti di Darjeeling, nel nord del Paese, si sono mobilitati per aiutare i migranti che rientrano dalle città a causa del “lockdown”. [Link]
Si tratta di uomini e donne trasferiti nelle città per cercare lavoro: contadini, braccianti senza terra, schiavizzati e sfruttati per piccoli lavori stagionali. Donne e ragazze giovani hanno lasciato la famiglia per lavorare come domestiche, cuoche o donne delle pulizie nelle case dei ricchi che, per proteggersi dal coronavirus, le hanno lasciate senza lavoro, sole e disperate.
Nei villaggi ci sono molte famiglie che non riescono ad acquistare i beni di prima necessità a causa della perdita del lavoro giornaliero e dell'aumento dei prezzi. Soggetti fragili che soffrono di malnutrizione, tubercolosi e altre malattie dovute alla carenza di acqua potabile. Per far fronte all'emergenza, i Gesuiti hanno istituito un centro di distribuzione viveri per donare pacchi alimentari con riso, patate, farina, cipolle, lenticchie, olio, sale e prodotti per l'igiene (sapone, mascherine, gel).
Non si riesce però ad arrivare a tutti, soprattutto ai villaggi più lontani nella foresta dove vivono i raccoglitori di tè, in genere fuori casta. A fronte delle innumerevoli necessità e delle poche risorse disponibili c'è bisogno veramente di aiuto.
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