Nelle vicinanze del fiume Balason vivono molte persone poverissime e senzatetto. Siamo a Matigara, nel distretto di Darjeeling, nel Bengala occidentale, dove si trova il centro medico Jesu Ashram, specializzato nella cura dei malati di lebbra. Qui viene compiuto ogni sforzo per la loro riabilitazione e non solo.
Accanto al centro medico esso i missionari gestiscono anche la scuola primaria Jesu Niketan, provvedendo gratuitamente all’istruzione di oltre 300 bambini poveri, cercando di assicurare un pasto al giorno, i materiali scolastici (libri, quaderni, penne, ecc.), le uniformi e tutto quanto può servire per frequentare le lezioni.
Questi bambini sono veramente figli e figlie degli ultimi: malati di lebbra, minatori, cavapietre, mendicanti, raccoglitori di stracci, lavoratori nei cantieri, migranti, rifugiati dal Bangladesh, lavoranti a giornata.
Lo stigma dei lebbrosi
I pazienti ed ex-pazienti di lebbra spesso vengono disprezzati e, con loro, tutta la famiglia; i loro figli non avrebbero perciò alcuna possibilità di frequentare la scuola.
La maggior parte dei pazienti è fisicamente deforme a causa di interventi chirurgici o perché si sono sottoposti alla cauterizzazione degli arti.
Tutti dipendono da questo centro medico per il sostentamento, per il cibo, per l'assistenza medica e anche per la cura dei figli che vengono educati nella scuola primaria Jesu Niketan.
Poveri e senzatetto
Si tratta di lavoratori migranti interni, cavatori di sabbia, minatori, profughi provenienti dal Bangladesh, dal Nepal, dagli Stati indiani di Assam, Bihar e Meghalaya.
Molte di queste persone lavorano nelle cave lungo il fiume, dove le condizioni sono durissime perché questo lavoro richiede molta energia fisica, mentre la paga è minima.
Usano picconi, badili, vanghe e cesti da trasporto per ricavare sabbia e pietre e, anche quando riescono a lavorare, non hanno comunque una casa in cui andare, né un luogo in cui ripararsi dal sole dei tropici.
Non sono rari gli incidenti, perché il rischio di essere sommersi dalla sabbia o dal fango è sempre in agguato. Alcune famiglie vivono raccogliendo e vendendo stracci, altre sono costrette a rovistare tra i rifiuti in cerca di cibo.
La richiesta dei gesuiti
Sia per gli ammalati, sia per i senzatetto e lavoratori poveri, la disponibilità a occuparsi dell’istruzione dei figli è praticamente nulla, perché la ricerca del pane è l’unica preoccupazione.
I padri Julius Kujur e Alvin Minj chiedono aiuto per garantire per un anno il cibo dei bambini che frequentano la scuola.
Senza questo sostegno da parte dei gesuiti, i figli di queste persone non avrebbero da mangiare.
Per garantire un pasto al giorno ai bambini della scuola servono 6 mila euro all'anno. Bastano 20 euro per ogni bambina o bambino.
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