Non è facile essere bambini in Mozambico, una delle nazioni che registra il più alto tasso di mortalità infantile entro i cinque anni d'età nel mondo a causa di malattie come malaria, tifo, patologie respiratorie, infezioni gastro-intestinali. E per chi ha la fortuna di sopravvivere, l'infanzia è spesso segnata da miseria, abbandono, emarginazione, abusi, violenza. Secondo recenti stime in questo Paese sarebbero circa 1,8 milioni i piccoli in condizione di vulnerabilità. In particolare il 32 per cento è soggetto al lavoro minorile e per il 12 per cento si tratta di orfani di genitori morti di Aids. Cifre di per sé allarmanti, che crescono a dismisura nelle zone più povere e degradate come la città di Maxixe, nella zona di Inhambane. Qui i bimbi sono costretti a svegliarsi all'alba per aiutare i genitori nei faticosi lavori nei campi, devono sostituirli nei mestieri domestici e accudire i fratelli più piccoli. Sono anche obbligati a contrarre matrimoni prematuri nel tentativo di migliorare le condizioni economiche della famiglia di origine.
È questa la difficile situazione in cui operano le suore della Sacra Famiglia di Montes Claros hanno bisogno di avere una cucina attrezzata, in modo da assicurare ai piccoli un pasto caldo, una congregazione fondata da Santa Paola Elisabetta Cerioli, arrivate in questi territori nel 1998 per fondare una missione. Le religiose intervengono sulla promozione educativa e alimentare dei bambini e hanno raccolto tutte le loro forze per costruire un centro di accoglienza per quelli maggiormente in difficoltà che presentano segni di denutrizione cronica (al momento gli ospiti sono circa 250), fornendo istruzione di base e un’educazione umana e cristiana.
In risposta alle gravi carenze nutrizionali della maggior parte dei piccoli che non dispongono dell'apporto calorico giornaliero per crescere in salute suor Eurides De Lima, responsabile della comunità, ci descrive il menu giornaliero, composto da una colazione e da un pasto al giorno a base di riso con pollo o verdure e fagioli.
Le suore cucinano tutto in una piccola veranda all'aperto, dove non c’è spazio adeguato per preparare gli alimenti in modo corretto, e poi distribuiscono i pasti in piatti di plastica o foglie perché non hanno a disposizione altre stoviglie, né scodelle o tazze, o posate. Il loro sogno sarebbe poter offrire un pasto caldo e salutare preparato in un ambiente più idoneo, con strumenti che permettano una conservazione e una preparazione più igienica dei cibi.
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