Tra gli incontri più significativi di papa Francesco, emergono quelli con i capi di confessioni cristiane diverse da quella cattolica.
L'incontro con il patriarca Kirill a Cuba, quello in Svezia, con i rappresentanti delle chiese protestanti nel 2016 per commemorare i 500 anni della Riforma, quello con il patriarca Bartolomeo che li ha visti uniti nel proporre l'impegno a tutti i credenti a vivere un rapporto rinnovato con l'ambiente che sempre più è minacciato da scelte che non tengono conto del problema ecologico.
Si tratta di momenti ufficiali che però segnalano quanto sia maturo il tempo per un dialogo rinnovato tra coloro che professano la fede nel Signore Gesù.
Dialogo che Paolo VI aveva indicato come programma per la Chiesa uscita dal Concilio, dialogo che vuole essere testimonianza del dono che Cristo con la sua vita e la sua morte ha testimoniato: la fecondità di un amore che non teme di abbassarsi per indicare il cammino della riconciliazione, superando schemi e ideologie che dividono, vincendo le diffidenze e facendosi carico delle fatiche di tanta umanità.
Anche questo è essere missionari, perché porta a compimento la preghiera che nel momento più tragico della sua vita Gesù ha elevato al Padre:
«Tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te,
siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato»
(Gv 17,21).
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