Paraguay: Bussando alla porta del dottore

I bambini del barrio di Encarnación non hanno accesso nemmeno alle cure mediche più basilari. Non restiamo indifferenti.

Una zona densa di rumori e di polvere dove, al di là dei banconi di manioca e fagioli secchi, sorgono sgangherate baracche. Il barrio Pacu Cua, il cuore rotto, disgraziato, rattrappito della città di Encarnación, nel sud del Paese, è un assembramento di oltre 3mila persone, per la maggior parte indios guaraní, indigeni molto poveri, privati delle terre e relegati ai margini della società. Vivono qui, anzi esistono qui, visto che spesso non sono neppure registrati all'anagrafe e non godono dei più elementari diritti civili.
Ombre silenziose, fantasmi invisibili di cui nessuno si occupa, a parte le missionarie canossiane che, dal 2004, con il plauso delle autorità locali e con l'aiuto dei volontari sono impegnate in varie attività pastorali di promozione umana e sociale. Tra queste, anche un progetto di sostegno all'infanzia, mirato a garantire ai bambini le necessarie cure mediche e dentistiche.

«Le difficili condizioni in cui versano le famiglie della zona precludono a questi piccoli l’accesso anche alle terapie più basilari», spiega suor Mirella Fiorentini, responsabile dell'iniziativa, «e noi vogliamo restituire loro una possibilità di futuro».
Che sia come una fiammella accesa a rischiarare la notte, mentre il mondo non guarda. O, distratto, guarda da un'altra parte.

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