Il 20 giugno ricorre la Giornata Mondiale del Rifugiato che ci ricorda come le migrazioni non riguardino solo coloro che inseguono la speranza di un futuro migliore in un altro Paese, ma anche milioni di persone, intere famiglie e villaggi, che fuggono dalla guerra, dalla violenza, dalla carestia, senza portare nulla con sé. Sono casi in cui scappare è l’unica possibilità che rimane per sfuggire alla morte. La maggioranza di queste persone non va lontano, ma si riversa negli Stati confinanti, costituendo flussi migratori interni tra Paesi già in partenza poveri e in condizioni difficili.
È quel che succede anche tra l’Uganda e il Sud Sudan, dove la guerra civile sud sudanese ha costretto a migrare 2,5 milioni di persone, di cui 1 milione si sono riversati nel vicino Uganda creando un rimescolamento di popoli e culture, oltre a una vera emergenza.
Nel distretto di Adjumani, nel Nord dell'Uganda, le Suore Missionarie di Maria Madre della Chiesa operano nella Diocesi di Arua dove hanno creato due scuole, materna ed elementare. Le due strutture sono divenute totalmente inadeguate a ospitare il numero sempre crescente di bambini, proprio per il continuo afflusso nella zona di famiglie rifugiate sud sudanesi.
Chiedono aiuto per ampliare le due strutture, realizzando nuove classi e dotandole delle necessarie attrezzature, in modo da poter garantire istruzione e integrazione specialmente ai 300 bambini rifugiati, molto spesso orfani, ospitati nei campi, provenienti da famiglie senza nulla.
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