Tra le tante crisi umanitarie presenti nel mondo quella in Venezuela è una delle più longeve e tra le peggiori del terzo millennio, anche se non trova molto spazio sui mass media. Perdura dal 2013 e ha generato, nel tempo, un drastico calo del reddito delle famiglie, cui è corrisposto un progressivo e generale aumento della povertà.
In un Paese ricchissimo di minerali e petrolio, ma con una situazione politica non limpida e sottoposto a embargo Usa, l’energia elettrica, il gas e l'acqua mancano per molte ore ogni giorno. Anche la benzina è razionata e per acquistarla bisogna fare lunghe code, anche per giorni, ai distributori.
L'iperinflazione ha generato enormi aumenti dei beni di prima necessità, ma lo stipendio medio oscilla tra 10 e 40 dollari e non copre il fabbisogno alimentare familiare mensile, di circa 400 dollari.
Per sfuggire a questa situazione, chi può emigra o attraversa la frontiera in modo illegale.
Dal 2015 si stima infatti che oltre 7 milioni di venezuelani, per la maggior parte giovani, siano fuggiti dalla miseria economica andando all’estero.
Per chi rimane, quale futuro si prospetta? Non positivo, visto che in un quadro in cui proliferano povertà economiche, educative e sociali, è difficile sperare in un domani migliore.
In un simile contesto si muovono alcuni missionari la cui opera è encomiabile. Facciamo dunque luce sul loro operato e aiutiamoli nel loro impegno di restare al fianco dei venezuelani dando loro la possibilità di vivere con maggiore dignità.
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