«I'm hungry, ho fame. Non ho mangiato nulla». Si accontentano anche di un pezzo di pane o di un biscotto che spesso condividono con i loro amici. Sono i bambini di Marsabit, in Kenya, dove operano i salesiani di don Bosco. In prima linea c'è il missionario don Giacomo Comino che, ancora e ancora, si chiede quando risorgeranno i poveri dello slum di Nairobi, dove un milione di persone vive in condizioni disumane.
A Marsabit «siamo l'unica scuola professionale per aiutare i ragazzi cristiani e musulmani a imparare un mestiere e costruire un futuro migliore» racconta padre Giacomo.
«Accogliamo i bambini e i giovani più bisognosi in condizioni economiche difficili. Essendo di religioni diverse li educhiamo al dialogo inter religioso. Quando si educa amando, anche i fratelli musulmani apprezzano il nostro lavoro. Le ragazze ci chiedono un posto per dormire perché i loro genitori, all'età di 12 o 13 anni, le costringono a matrimoni precoci combinati per aver in dote 30-50 mucche».
Lo sforzo dei salesiani è quello di aiutare questi ragazzi alla pace, perché a Marsabit le lotte tribali ogni giorno sacrificano vite innocenti, anche di bambini. «Spieghiamo loro che possono cantare e pregare per ore durante la messa, ma se non perdonano anche i loro nemici non sono cristiani, perché Gesù l'ha fatto con chi l'aveva messo in croce».
La richiesta di padre Giacomo è di trovare un aiuto per portare avanti questa opera di formazione umana per centinaia di bambini e giovani, dando loro un'educazione di base e, per i più grandi, insegnando un mestiere.
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