Nella quarta domenica di Pasqua, che corrisponde quest'anno al 21 aprile, da 56 anni si celebra la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.
È un momento di riflessione che intende cogliere l'invito di Papa Francesco a «creare contesti e luoghi di incontro capaci di offrire percorsi di amore gratuito in cui si respiri uno stile di fraternità». Questo il nostro impegno perché ogni vocazione possa crescere ed essere accolta.
La preghiera della Giornata Mondiale aiuta sicuramente chi, a gloria di Dio, sta in “trincea” e nelle “retrovie”.
Sentirsi dire dal Papa che la nostra vita, la nostra presenza nel mondo sono frutto di una vocazione divina non è cosa nuova, ma è sempre coinvolgente. Ci fa sentire dei chiamati e cioè persone dalle quali Dio si aspetta una risposta.
Resta vero, comunque, e ci conforta che come cristiani possiamo contare su Dio il quale ci rende protagonisti di quella storia unica e originale che vuol scrivere con noi. Perché questo si realizzi è necessario riflettere con serenità sugli eventi della nostra vita, fiduciosi nel premuroso disegno di Dio per noi. Un disegno che contempla un nostro aiutare gli altri “a scorgere segnali di aurora nelle tenebre della storia” sentendosi così chiamati a essere continuatori della missione del Signore Gesù.
Questo concetto lo esprimeva bene don Mario Pasini fondatore della nostra Associazione.
I benefattori per lui erano missionari nelle “retrovie” chiamati a sostenere i missionari e le missionarie in “trincea”. Usava termini dal sapore militaresco ma che rendono bene l'idea. Sicuramente sarebbero stati condivisi da sant'Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti che, convertendosi, aveva rinunciato alle armi del soldato e agli esercizi di guerra per gli “esercizi spirituali” che fanno del cristiano un “uomo d’armi” contro quanto in lui è nemico o disturba il suo rinnovarsi nello spirito.
Don Armando Nolli, già Direttore di Cuore Amico
Per ricevere ogni mese la rivista in pdf con le notizie sui progetti che sosteniamo in tutto il mondo.