Nella nostra società, come anche in alcuni Paesi occidentali, non è ancora presente il senso dell'urgenza e della necessità di interventi incisivi che possano portare alla riduzione degli effetti nefasti dei cambiamenti climatici nel mondo anche se, grazie alla tecnologia di cui l'Occidente dispone, è quanto meno possibile far fronte alle emergenze del clima, quando queste si presentano. Purtroppo, in molti territori sulla Terra, ciò non è possibile.
E allora, ci chiediamo, non possiamo far altro che assistere impotenti a situazioni di siccità estreme o alla violenza di tifoni che, in ugual misura, mettono a repentaglio la vita di esseri umani, flora, fauna?
O possiamo, in nome della fratellanza universale, andare in soccorso di chi chiede aiuto e non ha difese per arginare tempeste o caldo torrido?
«Solo un'azione collettiva – ha detto Mattarella – può essere capace di coniugare efficacia e solidarietà per evitare gli scenari catastrofici in atto e quelli che si annunciano».
Siamo d'accordo: si tratta di azioni che ricadono su tutta l'umanità, nessuno può sentirsi escluso.
Bisogna agire al più presto per ovviare a tragedie come quelle accadute in Malawi in conseguenza del passaggio del ciclone Freddy (che ha fatto più di cinquecento morti e centinaia di migliaia di sfollati) o alla sete di persone e animali nelle strade e nei campi di Kenya, Etiopia, Eritrea.
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