«No a un'economia dell'esclusione, No a una nuova idolatria del denaro, No a un denaro che governa invece di servire, No all'iniquità che genera violenza».
In questi quattro “No”, contenuti nel secondo capitolo dell'Evangelii gaudium (la “Gioia del Vangelo”), troviamo la lettura che papa Francesco dà dei “segni dei tempi” e il giudizio critico su una società, segnata dalla globalizzazione e dal neo-liberismo, che genera la cultura dello scarto per cui «gli esclusi non sono “sfruttati”, ma rifiuti, “avanzi”» (EG, 53).
Questi scarti umani hanno molti nomi: rifugiati, bambini abusati o schiavizzati, poveri che muoiono per la strada quando fa freddo, donne e uomini che finiscono nelle mani di chi fa tratta di esseri umani, giovani prostitute di ogni nazionalità che battono le strade delle periferie delle città in ogni continente.
Un popolo di diseredati che il Papa ha conosciuto all'interno dei tre incontri mondiali dei movimenti popolari, dove ha anche ascoltato il “grido dei poveri” e le richieste che provengono dal mondo dell’esclusione sociale. Ecco perché afferma Francesco: «Questa economia uccide», e conclude che non è possibile che faccia più notizia l’andamento delle borse e non il fatto che ci siano persone ridotte a vivere per strada.
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