Grande Paese dell'Africa sud-orientale affacciato su un lungo tratto dell'Oceano Indiano, il Mozambico, dopo cinquecento anni di dominio coloniale portoghese, è indipendente dal 1975, al termine di una lunga e sanguinosa guerra di liberazione.
La pace, tuttavia, ha tardato ad arrivare perché una forte guerriglia per 16 anni ha trascinato il paese nella guerra civile. Nel 1992 un accordo siglato a Roma ha posto fine alle ostilità.
Ma i danni causati dai cicloni nel 2019 e gli effetti della pandemia di Covid sono stati il terreno favorevole per lo sviluppo nuovamente delle azioni armate di gruppi jihadisti attivi nel nord-est del Paese, soprattutto nella provincia di Cabo Delgado, dove operano le suore comboniane ed agostiniane.
Il martirio di suor Maria De Coppi a Chipene
In alcune zone del Paese la violenza cieca è all'ordine del giorno, come dimostra il martirio della comboniana suor Maria de Coppi, assassinata con un colpo di pistola al volto il 6 settembre scorso nella Missione di Chipene.
Nata nel 1939 a S. Lucia di Piave (Tv), seconda di sette figli in una famiglia di contadini, dal 1963 era missionaria in Mozambico dove ha svolto vari servizi per la sua Congregazione.
Negli ultimi tempi si era dedicata all'ascolto delle famiglie, dei loro bisogni e dei loro problemi.
Per non dimenticare l'impegno di tanti missionari e missionarie in queste zone così difficili, violente e povere del Mozambico, sosteniamo due progetti delle suore comboniane proprio a Chipene e delle suore agostiniane a Netia, per andare in aiuto degli sfollati, dei profughi, delle famiglie senza nulla.
Suor Eleonora Reboldi ricorda il sacrificio di suor Maria De Coppi come quello di tanti missionari che ogni giorno rischiano la vita per stare accanto alla loro gente.
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