Papa Francesco ha proposto quest'anno come tema: Cuori ardenti, piedi in cammino, che riprende l'esperienza dei discepoli di Emmaus. Si tratta di un invito a mettere al centro l’ascolto attento della Parola di Dio che allieta il cuore e dà la forza di rimettersi in cammino, nonostante le fatiche, le crisi e le incomprensioni.
Una parola che aiuta a comprendere che al centro della storia umana sta un'esistenza caratterizzata da un dono totale di sé, quella di Gesù di Nazareth, «la Parola vivente, che sola può far ardere, illuminare e trasformare il cuore».
Parola che spinge a mettere al centro la comunione (lo spezzare il pane), che dà la forza di proclamare a tutti che «la vita non muore mai, anche nelle situazioni più difficili e nei momenti più bui».
In un mondo in cui l'umanità è ferita da tante ingiustizie, divisioni e guerre, «i cristiani hanno il dovere di annunciare l'evangelo senza escludere nessuno, non come chi impone un nuovo obbligo, bensì come chi condivide una gioia, segnala un orizzonte bello, offre un banchetto desiderabile» (Evangeli Gaudium 14).
In prima linea stanno i missionari e le missionarie, ma tutti possono contribuire: «con la preghiera e l’azione, con offerte di denaro e di sofferenze, con la propria testimonianza», come certamente continueranno a fare i sostenitori di Cuore Amico.
Don Flavio Dalla Vecchia
Presidente di Cuore Amico
Brescia, sabato 21 ottobre ore 9:30
Auditorium Capretti presso Istituto Artigianelli
via Giovanni Piamarta 6
Ingresso in auto da via Brigida Avogadro 23
APPELLO AI BENEFATTORI. I missionari Premio Cuore Amico meritano il nostro sostegno. Siamo certi che anche quest'anno ci aiuterete a raggiungere il traguardo di 150 mila euro che rende possibili i loro progetti. AIUTIAMO CHI AIUTA!
Avevo 7-8 anni credo quando aprirono il primo minuscolo bar nel vecchio oratorio. Era la Giornata Missionaria Mondiale e mi ero impegnato nella classe di catechismo a offrire la mia mancetta per le missioni. I giovani del bar furono tanto convincenti nella loro propaganda che riuscirono a vendermi la prima gazzosa della mia vita. In fila con gli altri bambini non potei mettere nel cestino delle offerte che una mano vuota.
Confessai a don Merigo il “tradimento” alla promessa, aspettandomi una sgridata. Nel suo tono burbero, ma paterno, mi disse: «Capita a tutti di essere un po’ vigliacchi nella vita. Ricordatelo quando Dio ti chiederà molto di più». Le parole di don Merigo mi accompagnarono a lungo fino a quando, durante l'Università, scrissi che essere missionari è solo una risposta radicale alla chiamata del Battesimo: «Rinunci alle seduzioni del mondo per vivere nella libertà dei figli di Dio? Credi in Dio Padre, creatore, in Gesù Cristo, morto, sepolto e risuscitato per noi, nello Spirito Santo, la Chiesa, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna?».
Vivere questa professione di fede implica, dice santa Teresa, che «ci inganniamo, se non ci affidiamo completamente alla volontà di Dio», se siamo «lenti e avari nel donarci completamente a Lui».
Vivere il battesimo è sentirsi chiamati a volte a "una rigorosa auto-separazione" da quanto più amiamo e apprezziamo.
L'impegno missionario è proprio di ogni battezzato e di ogni comunità cristiana perché per il battesimo siamo tutti inviati sulle strade del mondo a professare e testimoniar la nostra fede in Cristo risorto, e questo ci fa annunciatori del Vangelo. Pace e bene
Padre Gian Paolo Pezzi Comboniano
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