Sono cresciuto in una parrocchia che aveva questo titolo e nell'abside aveva una bella rappresentazione del Cuore di Gesù, con una scritta: Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini.
È questo infatti il motivo che sta al centro di quella festa: il cuore umano di Gesù mostra uno dei tratti più importanti della nostra possibilità di essere a immagine di Dio.
Come dice il profeta Osea: il Padre è Dio e non un essere umano perché è sempre capace di perdonare. E suo figlio Gesù lo ha mostrato in tutte le scelte della sua vita.
Essere suoi discepoli ed essere suoi ministri è dunque mostrare sempre al mondo questo tratto della santità di Dio che vince il male con il bene.
Così ogni anno la Chiesa chiede di pregare in quel giorno, affinché i presbiteri vivano con passione la loro missione, non come un mestiere, ma come un gesto di fiducia che Dio accorda perché l’umanità possa essere accompagnata da pastori che amano senza riserve il gregge loro affidato.
L’insegnamento, la carità, la celebrazione dei sacramenti sono i momenti salienti di questa missione.
Il nostro sostegno a chi si dedica al gregge è un modo efficace di esprimere riconoscenza a quel Dio che continua a riversare la grazia che purifica il nostro cuore, rendendolo capace di farsi prossimo di chi ha sete di Dio.
In particolare di chi è spesso lasciato ai margini o è vittima di ingiustizie.
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